‘Mantengo le promesse’. Intervista a Zac Goldsmith al rush finale

Elezioni meno due. A pochissimo dalla decisione popolare su chi sarà il prossimo sindaco di Londra, i candidati si spostano freneticamente da un luogo all’altro per gli ultimi rallies. Ciascuno mette in pista quello che può: Sadiq Khan batte palmo a palmo Redbridge tenendo in braccio la figlia nata un mese fa - in piena campagna elettorale - di Ivana Bartoletti, l’italiana che si candida per la London Assembly con i Labour. Zac Goldsmith gioca la carta dei supporter famosi, pubblicando l’endorsment della vecchia gloria del cricket Clive Lloyd sulla sua pagina Facebook.

Sabato si è presentato a Belgravia, quartiere in cui gioca in casa, presso la sede degli Italian Conservatives, davanti a un pubblico non numeroso ma appassionato e ha accettato di incontrare alcuni giornalisti italiani. C’è il sole, lui è alto ed elegante, le signore se lo guardano, gli uomini gli stringono la mano con maschio rispetto, le case intorno sono hanno i balconi fioriti e i gradini lustri.

Siamo nella Londra più bianca e affluent possibile, molto lontani dalle zone in cui si muove Sadiq. E davanti a un candidato sindaco che ha ammesso di essere favorevole al Brexit, posizione che a chiunque viva in UK ma non sia di nazionalità British non va proprio giù.
Zac svicola elegantemente. ‘Essere a favore del Brexit non vuol dire tirare su muri o dire no agli stranieri’, ha spiegato. ‘Londra è e deve restare una città multiculturale. Questa è la sua forza. E comunque le decisioni di un sindaco non hanno niente a che vedere con quelle del governo a favore o contro il Brexit. Il sindaco deve solo fare rispettare le decisioni del governo’.

Certo, l’argomento è un po’ controverso all’interno del suo partito, ma non solo tra i conservatori. ‘Anche i Labour sono divisi, anzi sono un real mess’,  afferma. ‘E questa è una prospettiva agghiacciante, che dovrebbe spaventare chi decide di votare Khan. Tra l’altro il sindaco deve essere in grado di parlare in modo efficace con il governo e il mio rivale non è in grado di farlo’. Stoccata del ragazzo di Eton al figlio del bus driver di Tooting, con il quale - sostiene - non si è mai scontrato sui temi della religione, come qualcuno l’ha accusato di aver fatto. ‘Non mi sono mai riferito alla sua religione o alla sua etnia’, afferma. E proprio la diversità etnica di Londra viene annoverata tra i punti di forza della città.

Non ho ancora scelto il team che lavorerà con me se sarò eletto’, ha ammesso. ‘Preferisco lavorare sulla campagna e decidere se e quando sarà il momento. Ma il numero delle donne e dei non-British rispecchierà la diversità della società londinese’.

La ricerca del lavoro non lo preoccupa. ‘Londra ha un’occupazione a livelli altissimi’, ha continua. ‘Ma bisogna dare alle aziende la possibilità di lavorare nel modo migliore. Per esempio con un network super-veloce, che è una delle mie priorità’. A suo parere la broadband di Londra è una delle più lente d’Europa e intende potenziarla. Chissà cosa penserebbe se cercasse di collegarsi da qualche città italiana.

Sul tema dei trasporti, il suo concetto è fermo: ‘Khan promette l’impossibile. Congelare il prezzo del biglietto dei mezzi pubblici sarebbe catastrofico e costringerebbe la città a prendere altrove i soldi che Transport for London perderebbe’.

Ma il suo cavallo di battaglia è la lotta all’inquinamento. ‘Voglio trasformare Londra nella città più verde d’Europa’, dice. ‘C’è molto da lavorare ma ci si può riuscire. Voglio lavorare su tutti i fronti, non solo sulla qualità dell’aria. I bambini nelle scuole devono poter mangiare cibo sano, biologico’.

Ammette che il suo avversario è ‘molto determinato’, e per quanto riguarda se stesso si definisce ‘honest’.
‘Mi piace mantenere le promesse che faccio’, conclude. Nessun difetto? ‘Se ne ho non li rivelo di certo adesso’, sorride.

 

 

 

 

 

 

 

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