La storia e l’esperienza di Carlo Ancelotti - compresi ricordi, delusioni e fallimenti - a disposizione dei lettori: The Quiet leadership, Winning Hearts, Minds and Matches (Penguin, in uscita in Italia a settembre), è a metà tra il memoir e il manuale accademico. E, anche, un manuale utile a chi lavora.
“Abbiamo raccolto cinquanta ore di interviste - racconta Chris Brady, professore alla Salford University e co-autore insieme a Mike Ford - per farlo abbiamo dovuto seguire Carlo, a volte direi anche stalkerare, in giro per il mondo. Ma ci sono stati anche aspetti positivi, per esempio la settimana di vacanza che io e mia moglie abbiamo fatto a Vancouver (dove Ancelotti vive con la seconda moglie, ndr) per realizzare gran parte delle interviste. Il pubblico a cui abbiamo pensato sono gli amanti del calcio e dello sport, i manager e tutti coloro che sono interessati al tema della leadership”.
Il libro è scritto in inglese, quindi pensato per un pubblico più ampio. Un salto di qualità per Carlo Ancelotti scrittore?
“Abbiamo voluto realizzare un manuale utile. È ovvio che le storie del Mister sono accattivanti, perché permettono al lettore di avere un accesso privilegiato ai retroscena delle vicende calcistiche degli ultimi anni. Ma volevamo qualcosa che fosse diverso dall’autobiografia. Volevamo raccontare la storia di Carlo e allo stesso tempo scrivere un libro su Carlo, sul suo modo di esercitare la leadership con un atteggiamento calmo e attento alle persone, una bontà di carattere che gli ha fatto scalare le vette più alte della carriera calcistica”.
Mister Ancelotti è noto per essere un tipo riservato, come l’avete convinto?
“Carlo non ama parlare di sé, si è convinto quando ha capito che il nostro intento era entrare nella speculazione sulla leadership utilizzando la sua storia e le sue esperienze come un esempio concreto da offrire alle persone interessate a guidare un gruppo”.
Se lo chiede anche Chris Brady nella prefazione del libro, era necessario l’ennesimo manuale sulla leadership?
“A giudicare dai soldi spesi ogni anno dalle aziende e dai privati per corsi sulla leadership, più di cinquanta miliardi di sterline, il tema interessa. La leadership coinvolge molti campi lavorativi, il libro è un esempio di come si può avere successo e guidare grandi talenti usando le maniere dolci”.
Nel libro ci sono molte testimonianze di campioni con cui Carlo ha lavorato, come David Beckham, Zlatan Ibrahimovic, Cristiano Ronaldo e molti altri. “Sul lavoro è importante capire come gli altri ti vedono. Si tratta di avere un feedback sul modo in cui si comunica e si esprime la propria autorità. Intervistare i grandi talenti che Ancelotti ha avuto la fortuna di allenare è stato utile anche per Carlo per ricordare certe scelte che aveva fatto e che avevano lasciato una traccia, certi gesti o parole spese che lui magari non ricordava neanche”.
Carlo Ancelotti ha espresso la sua leadership in un modo molto soft.
“La calma leggendaria che contraddistingue questo allenatore non gli ha impedito di vincere tutto e di essere corteggiato dalle squadre più importanti come il Milan, la Juve, il Paris Saint Germain, il Real Madrid. La storia del suo successo indica che la calma non è debolezza e che l’approccio umano attento alle persone e alle loro esigenze può essere la strada per diventare una guida e un punto di riferimento, senza perdere autorità”.
Zlatan Ibrahimovic dice che se Mourinho sa parlare ai giocatori, Ancelotti parla alle persone.
“La sua leadership passa attraverso un grande feeling con i calciatori. È stato un campione e sa cosa vuol dire fare spogliatoio, crescere i più giovani in una squadra da proteggere dai rumors e ai pettegolezzi. Molti presidenti hanno accusato Carlo di essere troppo buono, ma la sua priorità è sempre stata quella di proteggere i giocatori e il suo staff, di avere fiducia nelle persone e delegare”.
Ma se sei amico dei giocatori, o friendly con il tuo staff, non perdi autorità?
“È questo che fa di una persona un leader: saper distinguere il gioco, lo scherzo e l’amicizia dal business. Il leader prende decisioni anche scomode e gode dell’autorità necessaria per farle rispettare anche da chi gli è amico, senza bisogno di usare la frusta.”
Cos’è la leadership secondo il Professor Brady?
“Dopo aver intervistato i leader più influenti del mondo credo di poter dire che un vero leader sa quali sono i suoi obiettivi. È di solito una persona che conosce perfettamente le regole del business in cui lavora e che allo stesso tempo conosce bene se stesso, i suoi limiti e i suoi punti di forza. Un leader si focalizza totalmente sugli obiettivi o sull’obiettivo la cui riuscita determinerà il suo successo. La cosa curiosa infatti è che se ogni leader ha la sua personalità e infiniti modi diversi di esprimere la propria autorità, quello che accomuna i più grandi è che sanno esattamente cosa devono fare e come”.
Ok, ma il lavoro di Carlo Ancelotti è un lavoro disgraziato, intanto il feedback sul suo rendimento è immediato dopo ogni partita, poi se le cose vanno male c’è il licenziamento express. Un allenatore, a parte rari casi come Sir Alex Ferguson, è difficile che abbia lunga vita in panchina.
“Questo è il mondo del calcio, queste sono le regole del business in cui Carlo lavora. Un allenatore di calcio viene esonerato se le cose vanno male, è il primo a essere mandato via perché il più semplice da sostituire. Un allenatore di calcio non si può mettere in discussione dopo ogni esonero, ma analizzare freddamente la situazione riconoscendo le sue responsabilità. Una stagione di calcio può andare bene o male, ma se come allenatore hai vinto la Champions, i campionati e sollevato le coppe più prestigiose sai che i top club continueranno a corteggiarti e che le tue skills cresceranno dopo ogni partita”.