Originario di Arona, una piccola cittadina del nord Italia, ma romano di adozione dall’età di 18 anni, Claudio Caligari era entrato nella cinematografia italiana di culto con Amore tossico (1983), il cui tema principale è la dipendenza dall’eroina che afflisse molti giovani italiani negli anni ’80, e L’odore della notte (1998), in cui recita un giovane Valerio Mastrandrea. Il suo cinema crudo e realistico, sempre molto attuale, era lo specchio del suo interesse per il mondo della borgata e le problematiche sociali collegate alla periferia romana, temi legati a quel neorealismo che da sempre lo aveva ispirato.
“Muoio come uno stronzo. E ho fatto solo due film”, così Mastrandrea ricordava il suo amico Claudio, un regista che aveva realizzato però anche numerosi documentari centrati sul problema della tossicodipendenza. Caligari aveva scritto varie sceneggiature, ma aveva spesso dovuto vedere sfumare i propri progetti. Sconosciuto al grande pubblico e secondo la logica di “Nemo propheta in patria” poco apprezzato anche dalla sua stessa Arona, che gli ha attribuito giusto qualche giorno fa il premio alla memoria di Aronese dell’Anno.
Caligari, malato da tempo, è morto all’età di 67 anni nel maggio 2015, poco dopo il montaggio del suo ultimo film, Non essere cattivo, prodotto con grandi sforzi da Mastrandrea che ha fatto di tutto per far sì che il film ricevesse finanziamenti.
Il film, una sorta di continuazione di Amore tossico, è stato presentato fuori concorso alla 72ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia ed è stato designato come film rappresentante il cinema italiano alla selezione per l’Oscar al miglior film straniero del 2016, ma è stato purtroppo escluso.
Non essere cattivo, ambientato ad Ostia nel 1995, racconta la storia di due giovani amici quasi fratelli, Vittorio (Alessandro Borghi) e Cesare (Luca Marinelli), che vivono di spaccio e consumo di droga e furti. Il primo riesce a trovare una via di uscita grazie al lavoro e all’amore di una ragazza che lo aiuta, mentre Cesare rimarrà schiacciato dagli eventi e dalla violenza della vita, perchè a Ostia è difficile non essere cattivo.
Il film postumo di Caligari, parte di una ideale trilogia iniziata con Accattone e seguita da Amore tossico, è stato proiettato al Cinè Lumière in occasione della rassegna cinematografica Cinema Made in Italy e l’attore romano Luca Marinelli era presente in sala a rappresentare la pellicola.
Com’è stato interpretare il ruolo di un tossico? Come ti sei preparato?
Mi ha aiutato molto la sceneggiatura e anche la possibilità di stare ad Ostia, dove sono rimasto per tutta la durata delle riprese. Non c’era più quel mondo, ma mi sono avvicinato a quella realtà. Inoltre siamo stati aiutati da Claudio, un grande maestro. C’era anche la meravigliosa opportunità di avere Valerio Mastrandrea sul set, il braccio destro di Claudio insieme a Emanuele Bevilacqua, un altro attore che ha recitato in L’odore della notte.
Ho sentito i racconti di persone che hanno vissuto quel periodo e mi è anche servito quello che ho visto nella mia vita, persone che ho conosciuto e che facevano uso di sostanze. Su Youtube ho trovato molti documentari sui ragazzi degli anni ’90. Non essere cattivo racconta proprio quegli anni del boom e del momento di passaggio dall’eroina alle droghe sintetiche.
Claudio inoltre ci ha consigliato di vedere i suoi film, Accattone di Pasolini, Rocco e i suoi fratelli di Visconti e Mean Streets di Scorsese. Quest’ultimo è il film di riferimento per Non essere cattivo, si percepisce nel film l’ammirazione di Claudio per Scorsese, oltre che per Pasolini.
Com’è stato recitare in un film ambientato in un’epoca in cui tu eri un ragazzino? Cosa conoscevi di Ostia?
Non conoscevo Ostia, ma ne sentivo parlare da ragazzino perchè lì e a Fregene ci sono le discoteche e la Roma by night. Il fatto dell’ambientazione negli anni ’90 era divertente, perchè a volte indossavo dei vestiti che mi ricordavano mio zio e avevo un taglio di capelli che mi ricordava le serie che guardavo da ragazzino. Portavo pantaloni a vita alta scomodissimi e felponi. Questo aiuta tantissimo a entrare nella parte e ti dà un’attitudine, ma siamo stati aiutati anche dai parrucchieri. Avevamo questi tagli, soprattutto io avevo una roba abbastanza particolare (ride).
Secondo te quanti si sono riconosciuti nelle situazioni di disagio sociale presenti nelle periferie di Roma?
Tante persone, ragazzi dalla mia età in su, hanno rivisto il loro passato o esperienze vissute da amici loro. Mi ricordo di ‘grazie’ detti da persone che sono passate da situazioni del genere e che si sono complimentate per il nostro lavoro.
Secondo te perchè Caligari, originario di una cittadina tranquilla del nord Italia, era così interessato nello specifico a quella periferia?
Penso che la sua ispirazione più grande fosse il rapporto di stima verso Pasolini, anche lui persona del nord che viene a Roma e si innamora della città, della periferia e delle sue dinamiche. Credo che il cammino sia abbastanza simile. Claudio si è innamorato di Ostia, già presente in Amore tossico. Anche L’odore della notte era ambientato nella periferia di Roma. Lui era affascinato da quel mondo come Pasolini perchè lí c’è verità, si respira realtà ed è tutto molto diretto, senza filtri. Anche a me affascina molto la periferia e quando viaggio in un posto nuovo mi piace andare nei luoghi dove ci sono veramente le persone, non nei quartieri ricchi dove non sembra neanche di stare nella città.
Com’ è stato lavorare con Caligari?
Lo conoscevo per i suoi film, ma non l’avevo mai incontrato prima. L’incontro è stato bellissimo perchè lui era una persona affascinante, di grande carisma e di profonda cultura e anche molto simpatico e ironico nonostante la malattia. Mi dispiace di averlo conosciuto solo per tre mesi, che però sono stati mesi profondi.
Quale responsabilità senti portando in giro questo film?
Io non sono il regista del film, quindi non ne posso parlare molto, io posso parlare di quello che ho fatto io e di quello che può essere il film dal mio punto di vista. Però il regista non c’è più, e allora mi sento di avere dato il triplo del rispetto. Per me questo film è molto delicato.
Come pensi che potrebbe reagire il pubblico inglese di fronte a questo film?
Secondo me può esser un film interessante perchè può far conoscere situazioni non conosciute. Qui c’era il famoso Trainspotting, in Francia L’odio. Per me è un bel film, sono convinto che possa piacere. Parla in una certa maniera quindi non potrà piacere a tutti, ma è sicuramente un film interessante.
Quale insegnamento o consigli porti con te dopo questa esperienza col ‘maestro’?
Il fatto di non avere paura. Lui non aveva paura di fronte alla morte, perchè stava lavorando con la vita: il cinema era la sua vita. Non aveva paura né delle sue visioni nè delle sue scelte e questo lo vedevo sempre qualsiasi cosa facesse ed è un ricordo bello. Lui considerava il pubblico in una certa maniera e se voleva spiegare una cosa in un modo pensava che il pubblico avrebbe capito. Mi ha insegnato a non giudicare.
Quanto ti ha cambiato la vicenda di Non essere cattivo?
Mi ha cambiato tanto, perché mi rendo conto che bisogna avere coraggio in questo lavoro e non bisogna avere paura di andare avanti, secondo le proprie convinzioni, nonostante i rischi ed i fallimenti.
Stai già lavorando ad un nuovo film?
Tra poco inizierò a lavorare in un film italiano e non vedo l’ora, ma non posso rivelare altro.